Quando andare dallo psicologo
Andare dallo psicologo spesso rappresenta una scelta difficile, vissuta con timore e con un certo imbarazzo, questo poiché purtroppo nella nostra cultura è ancora profondamente radicato una sorta di pregiudizio che tende a considerare una persona sofferente a livello psicologico, diversa e inadeguata.
La gentile Dott.ssa Maria Vittoria Montano, psicologa a Pescara ha fornito preziose informazioni volte a fare chiarezza sull’argomento con estrema chiarezza e sensibilità, in modo tale da comprendere quando è necessario iniziare un percorso di psicoterapia e quali sono i disturbi più frequenti che vedono necessario l’intervento di un professionista.
Quando iniziare ad andare dallo psicologo
Troppo spesso tendono ad essere eccessivamente sottovalutati segnali di evidente disagio: si sceglie pertanto di desistere dall’idea di rivolgersi a un professionista, complice il timore di esternare il proprio ego, di condividere le proprie emozioni e ancor più di frequente per paura di essere giudicati o etichettati. Nulla di più sbagliato poiché ciò che inevitabilmente ne deriva, è una spiacevole convivenza con stati depressivi, ansia o ancor peggio attacchi di panico, quando al contrario un supporto psicoterapeutico si rivelerebbe assolutamente risolutivo.
Se rendersi conto che il corpo necessita dell’intervento di un medico è di fatto particolarmente semplice, comprendere le necessità della psiche spesso non appare altrettanto immediato: capita a tutti di subire una battura d’arresto accompagnata da periodi in cui prevale il senso di inadeguatezza, l’angoscia e la vulnerabilità ed è pertanto consigliato iniziare ad andare dallo psicologo quando:
- Il malessere inizia a interferire con le più comuni attività quotidiane, limitando la concentrazione e i rapporti con le persone care;
- Si percepisce particolare preoccupazione o tristezza senza una reale motivazione;
- Si evitano volontariamente luoghi o situazioni che possono determinare situazioni di disagio;
- Il disagio psicologico causato da eventi traumatici o particolari tende a protrarsi nel tempo senza essere correttamente razionalizzato;
- Compaiono attacchi di panico diurni e notturni e stati d’ansia o profonda angoscia incontrollabili;
- Compaiono manifestazioni di insonnia ricorrente e disturbi quali ad esempio crisi di panico, eccessivo stress, depressione, esaurimento nervoso, fobia sociale, difficoltà a relazionarsi;
- Compaiono disturbi affettivi, una notevole mancanza di autostima e crisi temporanee più o meno prolungate;
- Si percepisce la necessità di confrontarsi con qualcuno per chiarirsi le idee, interpretando gli eventi quotidiani in maniera più serena e propositiva.
Perché rivolgersi a uno psicologo?
Scegliere di rivolgersi a uno psicologo e chiedere aiuto non significa ammettere una sconfitta: intraprendere una terapia, che sia cognitivo-comportamentale o dinamica è sinonimo di coraggio, di voglia di mettersi in discussione in modo tale da comprendere a fondo quelli che sono i propri disagi dimostrando di volerli affrontare di petto per poter acquisire benessere e una maggiore serenità.
È una scelta votata principalmente alla propria salute e che offre l’opportunità di conoscersi meglio, di individuare più facilmente le proprie risorse affrontando nella maniera più idonea tensioni così come infelicità, debolezze e insicurezze.
La psicoterapia è un percorso che può dunque rivelarsi particolarmente efficace e ad oggi, sono numerose le ricerche che hanno avvalorato tale asserzione: essa è infatti in grado di determinare un vero e proprio cambiamento nel paziente che più facilmente troverà la motivazione per perseguire quelli che sono i propri obiettivi quotidiani così come sul lungo periodo.
Intraprendere un percorso terapico implica tuttavia l’impegno del paziente: tra i fattori che influiscono in maniera significativa sulla buona riuscita della terapia è senza dubbio l’attitudine a costituire una proficua relazione tra psicologo e paziente, una vera e propria alleanza terapeutica. L’efficacia della terapia dipende dunque:
- dalla naturale predisposizione del paziente ad affidarsi in toto alle mani di un professionista, mettendosi a nudo e in discussione;
- dalla capacità dello psicologo di ascoltare con empatia il paziente e dalla volontà di giungere alla soluzione delle problematiche che tendono ad affliggerlo.
Lo psicologo deve essere dunque considerato esattamente come uno strumento volto a ritrovare l’equilibrio perso, nel momento in cui se ne percepisce l’impellenza. Il paziente deve essere tuttavia consapevole che sovente rivolgersi a uno specialista rappresenta il primo grande passo utile a identificare problematiche più serie che possono comportare terapie prolungate e l’intervento di ulteriori professionisti.
Andare dallo psicologo deve essere percepito come un mezzo utile a migliorare in maniera significativa la qualità della vita: non deve apparire come un motivo di vergogna solo perché i problemi personali e più intimi vengono affidati alle mani di uno “sconosciuto”.
Lo psicologo è in grado di estrapolare le risorse che ogni soggetto ha insite in sé, è un professionista che, esattamente come farebbe un sarto, opera al fine di adattare perfettamente l’abito alla figura di chi dovrà indossarlo, questo ricucendo, rifinendo e ritagliando ove necessario, in modo tale da rendere il capo armonico e perfettamente conforme al fisico del paziente.