Intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio impedisce all’organismo di digerire in modo adeguato il lattosio, vale a dire lo zucchero presente nel latte, per colpa della carenza di un enzima che prende il nome di lattasi. Sono molte le persone che pensano di soffrire di questo disturbo, anche se non si sono mai sottoposte ad accertamenti diagnostici in tal senso. Ma in cosa consiste esattamente l’intolleranza al lattosio e quali sono le caratteristiche che permettono di riconoscerla in maniera sicura? Scopriamolo insieme!
Perché si soffre di intolleranza al lattosio
Si stima che, almeno nel nostro Paese, due persone su cinque abbiano a che fare con problemi di intolleranza al latte e ai suoi derivati. Non è detto che se ne soffra da quando si è bambini: in molti casi, infatti, il problema si può manifestare anche in età adulta.
Ma perché si verifica un’intolleranza di questo tipo?
Per capirlo è necessario conoscere più da vicino il lattosio, il quale può essere digerito dal corpo umano solo se viene scisso in glucosio e galattosio, che sono i due zuccheri semplici che lo costituiscono. Tale scomposizione si verifica, per mezzo dell’enzima menzionato in precedenza, all’interno dell’intestino tenue: nel caso in cui, però, l’enzima sia del tutto assente o comunque presente in quantità non sufficiente, l’assimilazione del lattosio risulta impossibile; questo disaccaride, pertanto, rimane nel lume intestinale, dove inizia a fermentare.
L’intolleranza al lattosio è sempre uguale?
Non tutti soffrono dello stesso tipo di intolleranza, nel senso che il disturbo può presentare livelli di intensità differenti: tutto dipende dalle caratteristiche del deficit dell’enzima, e cioè da quanto la sua carenza è significativa e dal fatto che essa sia reversibile o meno.
In altri termini, un soggetto potenzialmente intollerante può non risentire di effetti indesiderati se consuma una dose di latte modesta.
I sintomi del disturbo
I sintomi dell’intolleranza al lattosio sono quelli tipici di una cattiva digestione. Come succede per tutti i tipi di residui alimentari che non vengono digeriti, infatti, il lattosio viene fermentato nel tratto intestinale dalla flora batterica. A causa di tale fermentazione, si verifica un incremento della produzione di gas, mentre vengono richiamati liquidi all’interno del colon. Ecco, quindi, che i principali sintomi sono i seguenti:
- flatulenza
- meteorismo
- gonfiore a livello addominale
- spasmi addominali
A seconda dei casi, inoltre, si possono riscontrare:
- episodi di stipsi
- episodi di diarrea
- eruzioni cutanee
- spossatezza
- mal di testa
- nausee
Come si è detto, comunque, l’intolleranza al lattosio è variabile da un soggetto all’altro e così anche i suoi sintomi, i quali dipendono non solo dal tipo di alimenti che vengono consumati, ma anche dalla gravità del disturbo.
Le cause
La causa dell’intolleranza può essere di due differenti tipologie:
- genetica
- acquisita
Quando si ha a che fare con un’intolleranza di origine genetica è già dal periodo dello svezzamento che, di solito, si palesa il disturbo dovuto all’incapacità di produrre una quantità sufficiente di enzima lattasi. In alcune circostanze, seppure rare, i sintomi si manifestano sin dal momento in cui il neonato si alimenta con il latte materno: ciò vuol dire che il suo organismo è del tutto privo dell’enzima.
Quando, invece, il problema è acquisito, non esiste un’età precisa in cui si può presentare l’intolleranza. Molto dipende dalle ragioni per le quali essa si manifesta: si potrebbe trattare, per esempio, della conseguenza di una terapia antibiotica, per colpa della quale l’attività dell’enzima è stata inibita, oppure dell’effetto di un’infiammazione, di una lesione o di una patologia intestinale.
Se la responsabilità è di una terapia antibiotica, lo ricordiamo, il disturbo non è irreversibile: per rimediare è sufficiente eliminare per qualche mese il latte e i suoi derivati dalla propria alimentazione, prima di reintrodurlo in maniera progressiva.
Gli accertamenti diagnostici
Le diagnosi fai da te non sono mai affidabili né consigliabili: nel caso in cui si sospetti di essere intolleranti al lattosio è bene sottoporsi a un esame specifico che consenta di ottenere un riscontro chiaro e inequivocabile.
L’accertamento più comune a cui si ricorre in questi casi è il cosiddetto breath test, noto anche come test del respiro: si tratta di un esame per nulla invasivo che prevede di analizzare l’aria che viene espirata dal paziente prima che gli venga somministrato del lattosio e dopo che lo stesso è stato ingerito.
Il test del respiro fornisce un responso chiaro, dal momento che gli intolleranti palesano una iper-produzione di idrogeno che è conseguenza della fermentazione del lattosio che non è stato digerito.
In tale circostanza, è bene eliminare dal proprio regime alimentare le fonti di lattosio, ma non tutti i derivati del latte: il parmigiano, per esempio, di solito non dà problemi, così come gli altri formaggi stagionati.
Un altro tipo di test a cui si può fare riferimento è quello genetico, che serve a verificare se si ha a che fare con un disturbo acquisito o, appunto, genetico.