Carenza vitamina D
Nota anche con il termine clinico di “ipovitaminosi D”, la carenza vitamina D può avere conseguenze negative per la salute delle ossa e del sistema circolatorio. Le ragioni alla base di questa condizione patologica possono essere molteplici, a cominciare da una esposizione al sole non sufficiente; anche un regime alimentare non adeguato può avere effetti negativi, così come l’assunzione di farmaci specifici o malattie a carico del fegato e dei reni. La carenza può causare, nei bambini e negli adolescenti, il rachitismo; nei soggetti adulti, invece, può sfociare nell’osteoporosi e nell’osteomalacia. La diagnosi del problema avviene attraverso la misurazione dei livelli di calcidiolo nel sangue.
Perché la carenza vitamina D è pericolosa
Per capire la gravità della carenza vitamina D è necessario conoscere da vicino le proprietà e gli effetti benefici di quella che è nota anche come “vitamina del sole”. Si tratta di un composto organico liposolubile che nei bambini contribuisce a stimolare la crescita delle ossa, e più in generale nel corpo umano ha un ruolo importante nel riassorbimento del fosforo e del calcio a livello dei reni. Dal punto di vista della struttura chimica la vitamina D può essere paragonata agli ormoni steroidei; tra i suoi compiti c’è anche quello di depositare il calcio nel tessuto osseo. In effetti, la sua azione è strettamente correlata al calcio: fa in modo che i livelli di questo minerale nel sangue restino nella norma e che esso possa essere assorbito dall’intestino.
Perché si verifica la carenza vitamina D
In condizioni di normalità, il fabbisogno di vitamina D del nostro corpo può essere soddisfatto da una esposizione adeguata alla luce del sole. Vale la pena, in ogni caso, seguire un regime alimentare equilibrato, in modo tale che l’apporto di tale sostanza possa essere assicurato anche attraverso quello che mangiamo. In tutto il mondo, sono circa un miliardo le persone che soffrono questo disturbo: d’altro canto, l’inadeguata esposizione ai raggi UVB del sole può essere motivata da tanti fattori, non ultimi quelli geografici. Insomma, è ovvio che chi vive in Scandinavia – giusto per proporre un esempio – o comunque in aree che sono molto lontane dall’equatore non ha la possibilità di stare a contatto con la luce del sole per molto tempo. Anche un uso eccessivo di creme solari può contribuire ad arrestare, o a rallentare in maniera significativa, la produzione cutanea di questa vitamina.
Le cause cliniche
Un assorbimento intestinale alterato, una malattia renale o una patologia del fegato che non garantiscono la conversione della vitamina D, e che quindi le impediscono di passare a una forma biologicamente attiva da una forma biologicamente inattiva, sono ulteriori motivazioni plausibili di questa condizione. Non va dimenticato, inoltre, che il metabolismo della vitamina D può essere compromesso dall’assunzione di farmaci che interferiscono con tale attività, come nel caso degli anti-virali, degli anti-fungini, degli anti-convulsivanti e degli anti-rigetto.
I fattori di rischio
Le probabilità di avere a che fare con una carenza vitamina D aumentano nel caso in cui si sia fumatori, dal momento che le sigarette vanno a compromettere il metabolismo della vitamina. Tra i fattori di rischio rientrano anche l’osteoporosi e l’obesità, in quanto il tessuto adiposo agisce in modo tale da sequestrare la vitamina D, di cui – di conseguenza – viene contenuta la biodisponibilità. L’alcolismo, a sua volta, ha effetti negativi dal punto di vista dell’assorbimento della vitamina da parte dell’intestino, mentre chi ha la pelle scura è soggetto a un’efficienza produttiva cutanea più bassa rispetto a quella di chi ha la pelle chiara. Con l’avanzare degli anni, inoltre, l’efficienza produttiva diminuisce gradualmente: ecco perché le persone anziane devono prestare una particolare attenzione a questo problema.
Quando è frequente la carenza di vitamina D
La carenza risulta piuttosto diffusa tra coloro che soffrono di insufficienza epatica o di insufficienza renale; la presenza di un bypass gastrico, invece, contribuisce a diminuire l’efficienza di assorbimento tra le vie dell’apparato digerente della vitamina. Il suo assorbimento nell’intestino è reso difficoltoso anche dalla celiachia e dal morbo di Chron. In generale, è opportuno non sottovalutare il problema se si è malati di linfoma o di tubercolosi. Purtroppo, i sintomi sono difficili da riconoscere, se non quando i livelli di vitamina D sono particolarmente ridotti. La debolezza muscolare, i dolori alle ossa e i dolori alle articolazioni, ad ogni modo, possono rappresentare dei campanelli di allarme da non trascurare, così come la fragilità delle ossa, specialmente negli individui più giovani.